Lo spazio sembra grande e a dire il vero non se ne vede la fine. Sono certamente libero qui dentro: non ho bende, né legami né catene. Posso alzarmi in piedi e sedermi sull’unica sedia o sdraiarmi sul letto; sono comodo, mi pare. Se volessi, e se lo sapessi fare, potrei sollevare i piedi in alto e camminare sulle mani, ma non ho particolari motivi per farlo.
Ho pensato a lungo, messo insieme le varie sensazioni da quando ho coscienza di me stesso, e ho concluso che questo spazio è una sfera. Tutto attorno a me domina l’azzurro. Non si notano muri, ma se ci si allontana troppo dalla stanza, in qualsiasi direzione: a sinistra, a destra, in alto, quella che sembra aria, aria azzurra, oppone resistenza, morbidamente ma implacabilmente. In basso poi, sotto i piedi, ci dev’essere pure qualcosa di resistente, una sorta di pavimento, altrimenti su che cosa camminerei?
Davanti a me c’è sempre stato, da quanto ricordo, uno schermo. Lo accendo quando mi sveglio e lo spengo prima di dormire.
Il racconto completo è pubblicato in e-book, a cura di LOPcom Editore, col titolo Il bacio della maschera bianca e altre storie inquietanti, ed è disponibile presso i maggiori bookstore o presso il sito di LOPcom.
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Sito di LOPcom – versioni per la lettura su Kobo – Apple – Google
Ecco qua. Una non fa in tempo ad accennare, senza nominarli, ai Racconti Matematici di AAVV (tutti grandissimi) pubblicati da Einaudi (e guarda, non ti metto il link, tanto sei uno zip) che ti tirano fuori sto po’ po’ di surrealismo in tema.
Eh, bravo però. Piaciuto molto 🙂
Grazie molte. Surrealismo fino a un certo punto, però. In fondo tanta gente vive così e anch’io, ogni tanto, mi ci riconoscerei. Ma solo ogni tanto, per fortuna (o per disgrazia?)
Poe (con la dieresi sulla o) in persona ti farebbe un lungo “clap clap”. Da parte mia, accontentati di un abbraccio pieno d’ammirazione per il clima d’ irresistibile angoscia che riesci a creare da cui vorremmo uscire, non volendolo.
Eppure quest’angoscia è quella di tutti giorni, per tanti, così che quasi ci si abitua.
Purtroppo! Purtroppo ci si abitua!
Io no!
Io lotto!
Ti abbraccio, Guido
gb
Davvero affascinante 😉 Una storia visionaria e fantastica… che poi non è così distante dalla realtà 😀 In molti cercano di proteggersi in modi simili, in genere con risultati scarsi. Qualcuno ha scritto “E’ inutile annacquare la vita nel tentativo di allungarla” 😉
http://www.wolfghost.com
In fondo qualcuno non ci vive male a Sferolandia. Basta non pensare che possa esserci un posto migliore.
Racconto splendido, quido, mentre lo leggevo mi sembrava quasi di essere dentro quella sfera e di aprire un file per registrarci il mio pensiero! Sei davvero bravissimo a scrivere, hai ricreato l’atmosfera vagamente surreale di chi vive nel web e per il web, quasi immedesimandosi col suo avatar!
Ps: il mio monitor è anche capriccioso e pigro, non vuole saperne di lavorare molto, così gli ho tolto malti programmi (Adobe, Flash player ecc.) ma – nonostante ciò – continua a fare le bizze e a mettermi in castigo dicendomi: “Impossibile visualizzare la pagina web”… Che posso fare? Devo conviverci!! 😀
Se togli il flash player, certamente non potrai vedere i video, happy. Un visualizzatore oggi è indispensabile
Mi ha rammentato il libro “La possibilità di un’isola” di Houellebecq. Il clone del protagonista umano, Daniel 24, resta talmente affascinato da tutto ciò che non conosce, se non attraverso file e immagini, che alla fine rompe lo schema e restituisce una speranza alla vita degli umani.
Grande scritto Guido!
Mi piacerebbe tanto essere Houellebecq. Abbiamo anche in comune una vecchia passione per Lovecraft, a cui però io aggiungo quella per Beckett. Poi tutti e due abbiamo fatto poesie e canzoni. Lui (devo dire) con maggior successo, anche se io non ho fatto molto per farmi conoscere, e purtroppo il mio lavoro di funzionario non mi avrebbe consentito di esibirmi, se non nelle forme tradizionali e sussiegose del convegno di studi.
Qui voglio leggerti con calma!
A presto, Guido caro!
Ti abbraccio
gb
Non ci vuole molto, forse nemmeno mezzo minuto. A presto, gb
I tuoi scritti meritano molto più di mezzo minuto, Guido!
E tu lo sai!
Ti abbraccio
gb
Fantascienza, distopia o presente prossimo venturo?
La terza possibilità direi, considerando che qualcuno nella sfera ci vive già.
Hai descritto perfettamente la monade contemporanea, col suo senso di sicurezza dell’ essere al riparo di uno schermo, e la sua debolezza effettiva.
Sì, speriamo proprio di non finire tutti zippati…
(Houllebecq lo sentii recitare poesie alla Milanesiana alcuni anni fa, non me lo aspettavo proprio come songwriter !)
Lui scrive però solo le parole, a quel che dicono. Io invece preferivo scrivere la musica e ho sempre privilegiato la composizione musicale, a differenza degli chansonniers francesi. Però non sono mai andato alla Milanesiana e non so perché non mi chiamino. Sarà perché non mi conoscono? Mah!!!!!! 😉
“I miei ricordi sono filmati che possono essere richiamati dalla memoria totale col doppio click su un file. Alcuni non sembrano veri ricordi, ma registrazioni di sogni, ambientati in un altro differente mondo.”
quante volte l’ho pensato!
Ci sono tante cose che ricordo, e che secondo me deve aver fatto qualcun altro. Oppure io allora ero quell’altra persona, tanto sono cambiato!
Oh, che tremenda angoscia!
Tu, Guido, sei sempre molto bravo, ma io sto male nel leggerti e credo profondamente in ciò che scrivi.
“Ma a dire il vero manca l’evidenza della loro esistenza. Potrebbero essere esistite in un tempo remoto e ora sostituite da macchine che imitano la struttura del loro pensiero, il loro carattere, i loro usi verbali e le loro predilezioni.”
Terribile e vero!
Oh, Guido caro!
gb
Neppure l’affetto può molto dopo aver letto il tuo bellissimo scritto!
O può sempre molto l’affetto vero?:-)
gb
L’affetto magari riesce a tenere insieme le sfere. Almeno bisogna sperarlo.
Io non solo lo spero, Guido.
Ne sono certa!
Ti abbraccio
gb
Guidolandia… impossibile da de-finire!!
Ti ho riletto ancora!
Un sorriso
gb
Alla fin fine siamo tutti sfere legati da striscioline di tessuto sottilissime…
Speriamo che nessuno tagli il tessuto, o che le fibre non si logorino.
Speriamo!!!
A leggere questo racconto, acuto e ricco di ironia, un navigatore del web che abbia ancora un barlume di umanità dovrebbe staccare i fili, rompere il pc e scendere in strada, per tornare finalmente a vivere.
🙂
Oh, quanto mi piace questo “commento”!:-)
Grazie.
Scusami, Guido caro, se mi sono permessa rispondere ad “ioviracconto”.
E’ stato un impulso più forte di me!
Buon fine settimana!
gb
infondo l’atmosfera è solo una cupola più grande di quella da te descritta, ed anche quello che si conosce e si tocca, infondo è sempre di là dallo schermo…e noi? dove siamo, fuori, dentro, altrove?
atmosfera soft eppure ben pulsante alle tempie
Riuscire a capire cosa siamo e dove siamo sarebbe un bel compito per i prossimi 500 anni, ammesso che ci si arrivi.
“In basso poi, sotto i piedi, ci dev ’ essere pure qualcosa di resistente”…
Se così dev ‘ essere, spero di non aver più bisogno di piedi, o altro del genere!
Bentornata, Lillo! Chissà cosa c’è veramente al di sotto! In fondo percepiamo le cose, ma non riusciamo ancora a capire come siano fatte davvero. Per adesso i piedi ci servono, almeno in questa struttura logica.