Da qualche tempo partecipo ai dibattiti su LinkedIn, che sono spesso divertenti. Oggi ricevo questo messaggio:
Ciao Guido, ma quali limiti di eta?
io ti posso riportare questa mia esperienza che è anche un’opportunità, leggi con attenzione, penso che ne possa valere la pena.
Dopo aver pubblicato con soddisfazione con la ***, è uscito il mio secondo libro, che si chiama *** il quale è stato accolto molto bene al Salone del Libro di Torino 2013 e ha iniziato a fare il suo corso.
Contento di ciò ho pensato di porre alla Tua attenzione questa iniziativa, che si chiama “Read to Read” della Edizioni ***, aderendo alla quale si legge un libro della casa editrice, inviando una recensione e allegando il proprio materiale per una valutazione-pubblicazione. In seguito si riceve, entro un mese circa escluso agosto, una eventuale proposta o comunque una scheda critica.
Io sono solo un autore della ***, collaborandovi anche con alcuni articoli, e naturalmente non posso promettere nulla e non sarebbe onesto, ma conosco la bravura e l’affidabilità di questa casa editrice che ha pubblicato il mio ***.
Ti sarei davvero molto grata, in virtù della nostra comunanza – nel mio caso di ex esordiente ma sempre “pioniere” -, se leggessi il mio *** aderendo all’iniziativa in questione, che non prevede nè iscrizioni e nè costi, basta solo allegare il tuo materiale con la recensione. La *** NON E’ una casa editrice a pagamento.
Dato il periodo, parte delle risposte sono previste a luglio, altre a settembre, comunque circa un mese dopo dall’invio del tuo materiale via mail, ESCLUDENDO AGOSTO. Ti menziono di seguito il link di “Read to Read” e alcune varie informazioni sul mio libro.
Link “Read to Read”:
P.S. Io ti posso dire questo, quando si propone qualcosa generalmente lo si deve mandare con raccomandata – il pdf finisce nel cestino del pc – mentre la raccomandata finisce nella raccolta differenziata se va bene, indifferenziata se va male. Lo so perché ho lavorato per alcuni grandi gruppi editoriali. Con la *** alla fin fine si compra un libro e si ha la certezza che loro valutano il materiale in questione. Perché si fa così? Perché sparsa la voce della serietà della casa editrice arriva materiale a “go go”, da gente che ha compulsione da click. In questo modo, sembra una banalità, ma si è più selettivi, con la certezza che il proprio materiale sia effettivamente vagliato per una pubblicazione. L’autore – nel mio caso – ci guadagna un lettore, e la cosa è comunque gradita. Tieni presente che tra raccomandata e altro se ne vanno almeno 10 euro. Qui si compra un libro che ha già di per sè un valore intrinseco, in quanto qualunque autore è anche lettore, e poi si manda il materiale con libera recensione, dicendo di aderire al “read to read”. Io li conosco e vedo che davvero leggono e valutano quello che arriva.
Mia risposta:
Grazie per la segnalazione, ma non partecipo acatenedisantantonio letterarie. I miei scritti sono stati bocciati da fior di case editrici e pertanto devo ritenerli impubblicabili. Inoltre, dopo aver trascorso una vita tra i libri, ormai nutro un profondo rifiuto per loro e solo vederli mi provoca conati di vomito. Evito di bere perché l’alcol mi provoca problemi intestinali e non scopo da tempo immemorabile, non fumo tabacco e non mi faccio, nemmeno di mariagiovanna, anche se a suo tempo una mia amica che si chiamava Maria Giovanna me la sarei fatta volentieri. Sto cercando anche di smettere di scrivere e spero di riuscirci. Dopo il gioco d’azzardo, ritengo sia la dipendenza più pericolosa.
Ho già scritto troppo nella mia vita, ma non ho più voglia di pubblicare. Se, dopo la mia morte, Calasso scoprirà che ero il maggior autore italiano di inizio millennio (dopo di te naturalmente), non mi opporrò (in quanto cadavere) alla pubblicazione della mia opera omnia presso Adelphi.
Buona giornata
Guido Mura (ex scrittore)
Risposta tostissima. Ma se anche quelli bravi come te si arrendono dove andremo a finire??
Che tutti faremo qualcosa di diverso
Ecco!! 😦
Forse le cose vanno come devono andare 😉
Ahahah Guido! una risposta impareggiabile…
va bene non pubblicare, ma scrivere è una sorta di malattia incurabile, ce la farai a rinunciare?
speriamo di no!
un abbraccio
i migliori, purtroppo, sono anche i più sensibili, cara maria d’ ambra!
un abbraccio
gb
Sto pensando a soluzioni alternative al libro, cara Maria. Se il libro scompare, al suo posto risorgerà il teatro.
All’ inizio pareva uno dei tuoi racconti. Echi di Kafka.
Invece no, e’ tutto vero, temo …
Ma, in fondo, se l’editoria scomparirà, per suo stesso demerito, non credo che ce ne verrà un gran male. Gli artisti continueranno sempre a raccontare, in altre forme.
Un Artista vero è per sempre!
E’ così!
E tu non solo scrivi…
Auguro a te, Guido, per l’affetto e la stima che ho nei tuoi confronti, di fare ciò che ti possa procurare vero benessere psicofisico.!
Hai dato una risposta validissima!
Ti abbraccio
gb
La felicità consiste nel comunicare. Il libro scomparirà, diventerà rappresentazione, e in parte già questa trasformazione è in atto.
Esatto. La felicità è nel comunicare, Guido!
Ti sorrido.
Ti abbraccio
Grande, davvero.
Le catene letterarie sono il nuovo meme demenziale del nostro ambiente, come quelli che si inventono premi, menzioni e attestati fatti con il photoshop.
Pare veramente che tutto sia una grande illusione.
Our revels now are ended. These our actors,
As I foretold you, were all spirits and
Are melted into air, into thin air:
And, like the baseless fabric of this vision,
The cloud-capp’d towers, the gorgeous palaces,
The solemn temples, the great globe itself,
Yea, all which it inherit, shall dissolve
And, like this insubstantial pageant faded,
Leave not a rack behind. We are such stuff
As dreams are made on, and our little life
Is rounded with a sleep.
William Shakespeare
From The Tempest, Act 4 Scene 1
Non poteva esserci commentatore migliore di Shakespeare. Bisognerebbe invitare più spesso il suo fantasma nei nostri blog
Invitiamolo!
Lui ci illumina!:-)
gb
Guido, Guido, Guido… questo è il destino che accomuna tanti di noi poveri illusi, artisti del colore, delle parole, o delle note. C’è sempre una catena che ci viene posta come possibilità di salvezza per realizzazione di un nostro operato, ma non svendiamo nulla di noi, al mercato rionale.
Tempo fa vidi su fb, un post di un gruppo musicale che rifiutava l’offerta di un ristoratore, per suonare gratis nel suo locale, offrendo la visibilità, risposero che anche i clienti dovevano mangiare gratis, in quanto avrebbero fatto promozione pubblicitaria.
Il destino degli artisti sarà di produrre e distribuire gratis. Almeno questo è quello che qualcuno sosteneva tempo fa (come ho letto da qualche parte). In parte si sta già verificando. I gruppi e gli interpreti musicali guadagnano dai concerti (come io una volta potevo guadagnare – poco – suonando nei night-club) e non dalla vendita di CD e DVD, gli artisti facendo performance. Forse gli scrittori reciteranno le loro storie e le loro poesie, torneranno cioè a fare i cantastorie e i trovatori. La letteratura tornerà ai tempi di Omero.
Tutto è un andare ed un tornare come fa l’onda del mare…
L’artista vero, Guido, sarà artista per tutta la sua vita!:-)
gb
E’ un dono e una maledizione, insieme.
Sì.
E’ così.
Ogni dono, che ci viene dato dalla sorte, ha in sè un grave “pericolo”!
gb
ahahahah risposta impareggiabile! 😀
Ti dirò… vero che a volte una porta si apre laddove non ci si aspetterebbe dopo aver bussato a mille altre che sembravano più indicate… ma cercando di “mettermi nei tuoi panni”… probabilmente penserei lo stesso! 😉
http://www.wolfghost.com
L’importante è non aver bisogno di pubblicare, caro Wolf. In fondo il poeta ha solo necessità di comunicare. Potrei andare in giro a recitare e a cantare le mie storie, se qualcuno mi vuole, da buon trovatore.
“L’importante è non aver bisogno di pubblicare”
In tutti i sensi, non aver bisogno, Guido!
In tutti i senbsi… 🙂
Deve rimanere viva solo la necessità di comunicare attraverso canali differenti.
Ti abbraccio
gb
possibilmente senza refusi…:-)
E poi lo “aver bisogno di” solitamente blocca la creatività, no? 😉
immagino non ci sia stata risposta alla tua risposta… comunque caro guido per queste cose è un momento talmente confuso incerto assurdo paradossale e chi più ne ha più ne metta e tu più ne hai, da diventare quasi stimolante, del resto se l’alternativa è essere giudicati impubblicabili quasi a priori (una volta ho pensato di mandare a una casa editrice un manoscritto vuoto per vedere se non rientrava nella loro linea editoriale) tanto meglio così, però anche questa cosa del teatro che dici o della rappresentazione non scritta, io tanti anni fa, anche più di venti, ho smesso di scrivere pensando che la scrittura dovesse essere ormai delegata al cinema, un po’ come dici tu adesso, solo che poi, pochi anni fa, ho cominciato a pensare che anche il cinema stava morendo e che le immagini dovessero ormai essere delegate alla scrittura… mah, chi ci capisce niente, ma in fondo siamo qui appunto perchè non ci capiamo niente, ciao
(ogni tanto ti leggo ma non so cosa dire e non mi va di cavarmela con un mipiace, sappilo) 🙂
In realtà una risposta c’è stata e un breve dibattito. Ognuno però è rimasto delle sue opinioni. Una delle forme attuali dell’editoria è costituita da una sorta di cooperative di autori, ognuno dei quali cerca di fare proseliti, presentandosi come autore e amico degli aspiranti scrittori. Spesso si tratta di forme nascoste di pubblicazione a pagamento, oppure di semplici tentativi di promozione o di vendita di un prodotto.
E’ per questo che siamo ancora tutti sui blog, perché le uniche forme di comunicazione artistica possibile sono oggi quelle che non comportano un rapporto con il denaro. Tutti gli altri metodi di pubblicazione comportano una selezione e un investimento. Nell’editoria si investe soltanto su un nome e su un personaggio, non sulla qualità letteraria. L’editore è alla ricerca di personaggi noti, che abbiano voglia di apporre la propria firma su un libro. I libri li scrivono benissimo editor e ghostwriters, con un linguaggio accessibile e contenuti coinvolgenti. Perché allora i libri non appaiono a loro nome? Perché quello che si vende è il nome, di un giornalista d’assalto, di un attore, di un politico, di uno sportivo, di una rockstar, di un assassino. Tutti vendono, tranne gli sconosciuti. Gli esordienti si accontentano delle briciole del mercato.
Quando parlo di rappresentazione, come forma nuova e insieme tradizionale di letteratura, non penso certo al cinema, che necessita di grossi investimenti, oggi impossibili, ma a forme di teatro embrionale, che comportino l’impegno di poche persone e allestimenti spartani. Il libro di qualità può sopravvivere, ma solo in forma digitale, libero dai costi insostenibili del libro cartaceo. Gli editori riusciranno a comprendere la nuova realtà? Qualcuno tenta di adeguarsi, conservando però ancora un’ottica selettiva che non è più nello spirito dei tempi. Alla fine “ne rimarrà soltanto uno”: Amazon.
sugli editor avrei detto le stesse cose in un prossimo post riguardo al fatto che un ebook permette di svincolarsi dalle correzioni e dalle belle confezioni pro marketing, comunque se tu quando sarai con gli allestimenti spartani e le poche persone ci metti una telecamera (costo zero) se non ce l’hai te la fai prestare, starai facendo il cinema, non è vero che ci vogliono grossi investimenti, è come per i libri non ci vogliono grossi investimenti per fare un ebook, che sempre libro è, però bisogna investire perchè la gente li compri, come per un film, che se non è costato niente nessuno lo vede, è meglio che la gente veda i film con grossi investimenti, perchè grossi investimenti non significa qualità, ma il fatto che se ci sono molti soldi resterà qualcosa un po’ per tutti, non serve a niente che usi un elicottero per girare una scena, però serve a quello che noleggia gli elicotteri, e così via, ma… sto uscendo dal discorso? ah no giusto, la catena di sant’antonio, facciamo un po’ di fumo che qualcosa resta per tutti… non ero del tutto uscito dal discorso
“comunque se tu quando sarai con gli allestimenti spartani e le poche persone ci metti una telecamera (costo zero) se non ce l’hai te la fai prestare, starai facendo il cinema, non è vero che ci vogliono grossi investimenti, è come per i libri non ci vogliono grossi investimenti per fare un ebook, che sempre libro è, però bisogna investire perchè la gente li compri,”
Discorso molto valido, a mio modesto parere!
gb
Oh, Guido! Torno da una prima tranche di ferie durante la quale ho evitato di leggere alcunché dai blog e riproponendomi di continuare così finché non mi passa la nausea. Ma tu sei troppo divertente, e bravo. Costituirai un’eccezione permanente. Quasi quasi ti cerco su Linkedin. Ciao 🙂
Leggendo il messaggio di cui sopra (che pure la dice lunga), mi stavo irritando tantissimo. Poi la tua risposta ha scatenato stima!
Per battere il sistema è fondamentale non averne bisogno. Ora il sistema sopravvive solo grazie alla mitizzazione della figura dello scrittore, legata al casuale successo economico di alcune scrittrici di area anglofona. Lo scrittore di successo è un po’ come il vincitore di una lotteria, la cui vittoria garantisce la conservazione delle lotterie. Per cui tanti continuano a scrivere e a comprare i biglietti delle lotterie, almeno fino a quando la razionalità non finirà per prevalere.
Si!
Ebbene, sì 🙂