L’inferno

inferno

Mi sentivo in alto, vicino al soffitto, e vedevo il mio corpo giacere abbandonato come un vestito vuoto, senz’anima oscillavo e la mia mente era libera di volare; poi qualcosa mi ha riassorbito e ho ricominciato a vedere con gli occhi, ma non riuscivo a muovermi – senza pace senza pace la mia mente ma il corpo immobile non poteva seguirla fissata incollata supina nell’incerta coscienza di esistere ancora.
Anzi un’angoscia senza tregua m’incatenava al letto e rimanevo perduta nel biancore distinguevo le minute asperità della tela le striature minute e quasi invisibili della materia che i miei sensi accresciuti riuscivano a penetrare al di là di ogni umano potere.
Ricordavo che qualcosa qualche tempo prima era uscito dal mio corpo che l’aveva nutrito per tanti lunghissimi giorni: era un bambino – il mio bambino dicevano – generato da un amore ingannato da un piacere sofferto e incolpevole.
L’inganno si era fatto carne nella violenza e nello scherno nella paura e nel maleficio.

Così era nato, ma io non l’avevo ancora visto. Chi era quella cosa che poi mi hanno fatto vedere, con gli occhi d’un profondo nero, translucidi e inquietanti, come quelli di un rettile? Ho visto il nero dell’inferno penetrarmi attraverso quegli occhi non poteva essere mio quell’essere urlante che si agitava emanando luci gelide e fosforose pervase di pece e di liquida morte, occhi come perle nere, occhi come globi d’acciaio.

E una voce gridava più forte nel mio cervello e mi enunciava la verità quella verità che non poteva essere conosciuta da nessuno che non poteva essere accettata né subita. “Guardalo, è il figlio di Satana”, gridava la voce. Mi sentivo in contatto con una dimensione invisibile, con le sue forme e con le sue creature. Il pavimento scuro si curvava e si muoveva come se enormi animali degli abissi cercassero di uscirne. Le pareti della mia stanza divenivano translucide e poi trasparenti e mi lasciavano intravedere quel mondo che esiste e che nessuno percepisce. Perché oltre i nostri confini c’è un abisso caotico e terrificante che ha muri d’angoscia e scale di veleno un mondo che è con noi e dentro di noi perché sta dentro e oltre la nostra materia e la nostra energia. Questo era quello che mi circondava la verità che mi possedeva con tutto il suo insostenibile orrore immagini o meglio forme percepite e suoni angosciosi e violenti di un folle penetrante stridore e al centro di tutto stava la cosa che strideva come una forma viva e ghignante non più umana e coerente con piani mollemente ritorti e articolati nello spazio e sprigionanti un fetore ammorbante.
Non potevo più ascoltare quel suono orribile e resistere al suo immondo fetore: così ho aperto la finestra e ho fatto rotolare quella cosa, quel corpo inumano giù dal davanzale, Solo allora la tenebra si è dissolta e un languore profondo mi ha penetrato, restituendomi la visione delle cose comuni e ormai insperate. Così ho riottenuto quel sentire umano che avevo perduto, la visione del cielo e della terra.

Ora diranno che sono pazza e che ho ucciso mio figlio, perché sono una folle assassina.

Ma Dio vi salvi dalla vista dell’Inferno, che io, solo io, ho avuto la spaventosa disgrazia di vedere attorno e dentro di me.

5 risposte a L’inferno

  1. lillopercaso ha detto:

    Sapessi come mi hanno guardata quando ho detto, la prima volta che ho guardato negli occhi mio figlio, che era tale e quale un cucciolo di velociraptor! E che i ditini sembravano grasse larve!

  2. lillopercaso ha detto:

    BRAVO! L’ho riconosciuto subito come un alieno … per lo meno a me stessa (e aggiungerei: finalmente, dopo mesi e mesi!!)
    Io lo dicevo ridendo… ma i medici mica ridevano. Mi tenevano d’occhio AHAHAH!

  3. lillopercaso ha detto:

    Ha un bel cuore, per ora. Un po’ pirla, ma, insomma…

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