Dieci minuti

Il tempo è una strana dimensione.

Mentre difficilmente la nostra percezione c’inganna se ci troviamo a valutare una grandezza  o una quantità, e solitamente attribuiamo all’oggetto un valore approssimato , anche se non siamo in grado di fare un calcolo preciso; quando ci troviamo a valutare il tempo, la risposta della nostra mente è spesso meno sicura.
Conoscevo tanti esempi di alterazione nella percezione del tempo o del rapporto spazio-temporale, ma non avevo mai avuto un’esperienza diretta di questo inquietante fenomeno: mai, fino a ieri.

Da quando vivo a Milano, uso comunemente la metropolitana milanese e precisamente la vecchia linea rossa, quella che viene segnalata dalla sigla M1. È comoda e, nei giorni feriali, il treno passa  più o meno ogni tre minuti. I convogli più recenti  hanno sostituito le vecchie carrozze con altre provviste di aria condizionata e spesso di segnalazioni visive e acustiche, simili a quelle che mi è capitato di trovare, non molto tempo fa, a Berlino o a Londra. L’unico svantaggio della linea rossa è che, procedendo dal centro verso la periferia occidentale della città, giunti alla stazione di Pagano, il percorso si biforca in direzione Bisceglie, la mia, o Rho-Fiera. Quest’ultima linea conduce proprio alla nuova area fieristica milanese e lì si ferma, consentendo l’accesso a una serie di tapis-roulant, che portano proprio all’ingresso della fiera. Fino a qualche anno fa questo troncone del metrò  aveva come capolinea Molino Dorino e non è infrequente che qualcuno, ricordando quei tempi, chieda ancora se il treno va a Molino Dorino, suscitando risposte vaghe o contraddittorie.

Quando rientro a casa dal lavoro, solitamente il primo treno che passa va in direzione Rho-Fiera; ma nelle giornate fortunate mi capita anche di trovare immediatamente il treno per Bisceglie, su cui posso salire serenamente, senza dovermi ricordare di scendere a Pagano per attendere il treno successivo.

Ieri si era verificata proprio una di quelle fortunate combinazioni, per cui ero riuscito a infilarmi nel treno giusto e addirittura a trovare un sedile libero a mia disposizione. La giornata di lavoro era stata tranquilla e mi sentivo stranamente in pace con me stesso e col mondo.
Le stazioni incominciarono a sfilare e finalmente si arrivò alla stazione di Pagano, I viaggiatori che dovevano cambiare si affrettarono a scendere, mentre la solita voce femminile registrata pronunciava la frase di rito: “Treno per Bisceglie”.
Ed ecco che il treno riparte ed io mi metto tranquillamente a fantasticare sui fatti della mia vita reale e immaginaria. Fuori della mia testa il vagone corre sfrigolando e il tempo passa, prima cinque, poi sei o sette minuti,  forse anche dieci. Mi guardo intorno, passando in rassegna le gente, dal viso triste e assonnato: il senegalese gigantesco che con i suoi occhi bianchi sul viso nero guarda per aria, verso un mondo diverso a sua dimensione; appoggiate più in là, le impiegate dalla faccia olivastra e cattiva, i cinesi, i turisti russi. E poi penso che è passato tanto tempo, circa dieci minuti, e che dovrei essere già arrivato alla mia stazione; così guardo fuori e non posso credere a quello che vedo. La scritta che appare in alto, a chiare lettere sul muro della stazione, è PAGANO e il treno sta appena iniziando a muoversi e sta lasciando la stazione di Pagano. Ma allora, che fine hanno fatto quei cinque o dieci minuti di troppo?
Nella mia testa c’è il caos, i punti di riferimento sono saltati e l’incertezza prevale, Il dubbio comincia a martellare: il treno che mi porta a casa (ma ho veramente una casa?), le luminarie del vagone, i pali di sostegno, le persone che vi si abbrancano, le loro voci, le loro borse, l’aria putrida e soporifera che s’insinua e circola, questo scuro alitare, questi pensieri che si scontrano, queste visioni, questa realtà… Tutto questo, forse, non esiste.

5 risposte a Dieci minuti

  1. lillopercasol ha detto:

    Ah, infatti sono stati inghiottiti anche i vecchi commenti. C’erano!

  2. stefania vota ha detto:

    “mi sentivo stranamente in pace con me stesso e col mondo”, è una sensazione strana, o almeno lo è anche per me. Forse, quando si è in pace con se stessi e col mondo, il tempo assume un altro valore.

  3. guido mura ha detto:

    Strane sensazioni, Stefania, che si provano raramente. Se accadesse più spesso dovremmo trarne conclusioni preoccupanti sulla struttura del mondo o sulla nostra capacità percettiva. Benvenuta nei meandri del mio blog, nelle pagine storiche, dove pochi osano entrare 🙂

  4. Lillopercaso ha detto:

    Una strana dimensione, sì.
    In tre anni è la terza volta che salgo su questa carrozza e faccio lo stesso viaggio! 😀

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