Il grande commesso

Le ideologie del Novecento hanno prodotto il totalitarismo, la società ipercontrollata e governata col terrore e l’inganno, che è stata descritta da Orwell e purtroppo realizzata nei regimi retti dalla dittatura di uno stato-partito. Ai filosofi e alle loro utopie fallimentari si sono poi sostituiti gl’imprenditori, alla verità di una propaganda, imposta con la manipolazione e con l’oppressione poliziesca si è sostituita la verità di un’altra propaganda, imposta col denaro.

La forma di dominio è apparentemente meno violenta, ma conduce allo stesso risultato: l’abbrutimento delle menti, ottenuto con la semplificazione e banalizzazione linguistica (la neolingua di 1984), che comporta una semplificazione e un appiattimento del pensiero. I fatti vengono in questo modo selezionati, esposti con un linguaggio semplificato e accessibile, che necessariamente “taglia” sempre qualche componente. Solo poche persone sono abilitate a parlare nei dibattiti, esponendo punti di vista addomesticati e utili ai vari gruppi politici. La lotta politica non espone più idee, bandiere e proposte sociali e culturali, ma facce. La disputa si personalizza, si combatte pro o contro un leader carismatico e, se non esiste, si cerca di crearlo, allevando galletti da combattimento dall’aspetto gradevole e telegenico, che si allenano azzuffandosi nei dibattiti televisivi. Spesso non hanno alcuno spessore intellettuale, ma sono tutti ottimi commessi, dal sorriso accattivante e dalla parlantina sciolta, che tentano di vendere il loro prodotto, anche se talvolta francamente impresentabile.

La dittatura mercantile è sicuramente meno dichiaratamente terroristica, tranne che per alcune improvvise, ma accortamente preordinate, manifestazioni di violenza; ma il risultato è sempre lo stesso: la conservazione del potere nelle mani di chi ha le possibilità economiche e strutturali per esercitarlo, una parte minoritaria e consapevole di popolazione che domina la maggioranza inconsapevole, una maggioranza che non conta nulla, che non ha idee proprie, ma adotta quelle imposte dall’alto, dalla propaganda dei gruppi di potere, che fingono di lottare tra loro per dare a questa maggioranza l’illusione di poter scegliere, di godere cioè di un’effettiva sovranità.

Unico modo per opporsi alla logica del potere mercantile è non comprare (limitarsi cioè alla soddisfazione delle necessità elementari, rinunciando a procurarsi beni inessenziali e a soddisfare bisogni indotti). In questo modo ci si pone però deliberatamente in una posizione marginale, si deve rinunciare al successo e alla carriera, a inseguire cioè l’illusione di una cooptazione da parte della classe dominante; si deve diventare sordi ai richiami della pubblicità e delle mode; in poche parole, ci si autoemargina.

D’altra parte, siamo tutti prigionieri dell’ingranaggio. Molti fanno già lavori inessenziali che consentono di guadagnare denaro per ottenere beni inessenziali. Se non accettassimo questa logica, crollerebbe il sistema, rivelando che già da oggi il lavoro sta diventando sempre meno centrale e che bisognerà prima o poi accettare l’idea di un mondo in cui non esisteranno né il diritto al lavoro, né il dovere di lavorare.

In conclusione, attualmente, la nostra società si articola in:

a – Imprenditori e venditori, con le loro strutture di supporto, ad alto livello retributivo.

b – Clienti

c – Autoemarginati (una sparuta minoranza).

Ma sarà sempre cosi?

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