Il volto angoscioso della luna

Treni

Treni

Quando il controllore entrò nello scompartimento, i cinque passeggeri smisero anche di respirare.
Infatti, al gatto che la signora bruna di mezza età aveva portato nell’apposito cestino, era stata data una provvisoria quanto vietata libertà e lo splendido animale tigrato, dallo sguardo a metà tra lo spaventato e l’assonnato, era andato ad acquattarsi da qualche parte sotto i sedili e riposava lì, istupidito dal dondolio del treno, le sue per niente agghiaccianti simmetrie.
La signora di mezza età sedeva nel sedile mediano. Sembrava una donna di casa del ceto medio, di quelle che si preoccupano solo dei gatti e delle figlie, e aveva i capelli ondulati e bruni. Accanto a lei aveva trovato posto una ragazza dall’aspetto fine, che esibiva due stupendi occhi verdi.
Giulio era invece in viaggio per lavoro. Aveva accettato un provvisorio incarico di direzione di un piccolo ufficio statale, nella speranza di provare qualcosa che a cinquantacinque anni gli facesse cambiare vita.
Si era seduto di fronte alla bella ragazza dagli occhi verdi e si beava di quella vista.
La giovane indossava un paio di jeans celesti e corti che lasciavano scoperta la parte inferiore delle gambe, già sufficientemente abbronzate, che si concludevano con due estremità levigate ed eleganti, appena coperte da sandali a infradito.
A sinistra di Giulio sedeva un giovane poliziotto, dall’aspetto simpatico e dalla parlata cordiale. Era in missione, ma gli veniva pagato un biglietto valido solamente per i treni interregionali e, per il ritardo del suo convoglio, si era trovato costretto a salire sull’intercity, senza avere il tempo di pagare l’integrazione per il passaggio su un treno di categoria superiore.
Parlava con un forte accento toscano e si rivolgeva spesso alla signora bruna e alla ragazza dagli occhi verdi, che gli dedicava il suo migliore sorriso, che ingentiliva e umanizzava la sua bellezza un po’ fredda.
A sinistra della padrona del gatto, accanto alla finestra, sedeva una donna minuta, dallo sguardo ceruleo. Non bella ma piacevole, teneva sulle spalle un golfino bianco, per proteggersi dall’aria condizionata. Unica nota stonata, una verruca allargata che si era sviluppata tra il collo e la spalla, come per scoraggiare gli approcci maschili. Era maestra elementare e contestava l’ennesima riforma della pubblica istruzione. Non portava fede nuziale ed era pertanto probabilmente single. Aveva un sorriso arioso ma insoddisfatto e muoveva spesso nervosamente la punta dei piccoli piedi.
Il controllore aveva i capelli lunghi e l’aspetto triste di un uomo privo di senso dell’humour.
I passeggeri esibirono i biglietti. Giulio presentò il suo: l’uomo bofonchiò qualcosa, poi si accorse che si trattava di un abbonamento e restituì il cartoncino rettangolare senza aggiungere altro.
Il giovane poliziotto si rivolse al controllore, che affermò che, nonostante il ritardo di mezz’ora del treno e la situazione anomala verificatasi, si trovava costretto ad applicare il regolamento e a chiedere il pagamento dell’integrazione di prezzo per il passaggio su un convoglio intercity.

E’ il mio primo racconto di genere fantastico, scritto in treno nel 2005. Volutamente aperto e ambiguo, nasce da esperienze in gran parte reali. Il testo è stato sottoposto a revisione l’8 ottobre 2014.

Il racconto completo è pubblicato nel libro Il bacio della maschera bianca – Collana Nuove Luci di Amande, 2020. 

 

MyFreeCopyright.com Registered & Protected

Lascia un commento