Paura e altri diletti

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Ho paura paura paura.
In un tram scalcinato, di quelli vecchiegialli. Sto seduto col mio berretto da coach in testa, un tranquillo berretto da coach, blu, come si conviene: un blu tranquillo. Ma qualcuno lo trova buffo. E allora che rida pure. Poi sento un colpetto in testa e qualcuno che ridacchia; devo far finta di niente. Un altro colpetto. Forse è meglio spostarsi, Dò un’occhiata veloce, senza fermarmi a guardare fisso: può essere pericoloso. Guardare – è meglio di no – Ci sono dei ragazzi dietro, anche ragazze, giovani – molto giovani. Ridono troppo, in maniera eccessiva, innaturale; devono aver fumato, o preso qualcosa. Non so cosa potrebbe essere. Certamente non hanno bevuto, solamente bevuto. Non parlano strascicato, il tono è chiaro, aguzzo, ferisce come un coltello il riso le ragazze soprattutto loro, cristallo di voce che oscilla diventando parola ma non capisco cosa. Ho paura, chissà cosa potrebbero farmi, in tanti, e fuori di testa, specie quello fusto giovane torello con i bicipiti tatuati; devo spostarmi avanti mi sposto avanti evitare il contatto non parlare non guardare. Da lì posso osservarli e li vedo ridere ma ridere tanto ragazze tatuate bad girls gonna inguinale calze bucate tagliate ad arte pezzi di pelle nuda eccitanti pezzi di pelle per vecchi guardoni strappate casualmente violenza. Fa già caldo. Le altre ragazze portano già sandali sulla pelle nuda come quella lì in fondo a destra molto leggy invitante forse se ti pago bene posso leccare la tua pelle, le tue scivolose profondità, o l’altra più vicina a me maglietta bianca stretta sui piccoli seni che evidenzia capezzoli rilevati e jeans cortissimi sfrangiati se io non fossi una brava persona incensurato buon lavoratore onesto uno che paga le tasse e vota giusto potrei, sì potrei. Ma il contatto: ho paura del contatto: parlare chiedere contrattare ridicolo sarei ridicolo sto invecchiando, perdo i capelli: per questo ho bisogno del mio berretto da coach la pelata – chi ride della mia pelata? Il tram milanese vecchioegiallo attraversa corridoi brulli in città – spighe di cereali selvatici ferro binari color ruggine, va verso la periferia. Fa già scuro. I ragazzi cominciano a scendere, restano in pochi, poi ne resta soltanto uno che ride ancora e mi fissa. Quasi al capolinea scende anche lui, sono indeciso poi anch’io scendo. Cammina lento davanti a me la strada è deserta pochi lampioni cammino lento anch’io perché non voglio raggiungerlo e se mi parlasse mi sfottesse volesse fare a botte? Stringo in tasca il coltello da cucina che mi porto dietro, perché non si sa mai e poi un’idea un’idea che mette tutto a posto che allontana la paura che… aumento l’andatura gli sto dietro c’è uno spazio buio tra poco tra due case lo raggiungo estraggo il coltello e lo infilo dentro quella schiena di giovane toro i muscoli da palestra non gli servono non fa più paura adesso lo spingo nello spazio buio e lo colpisco sempre alla schiena sullo scivoloso viscido sangue tante volte finché non sono sicuro che non si è deciso a lasciare la sua inutile vita. Pulisco il coltello con uno due fazzolettini di carta mi rimetto sulla strada non c’è un cane, nessuno ha sentito niente solo due isolati camminando al buio e poi c’è la mia casa. Potrò cambiarmi lavarmi far sparire la camicia macchiata di sangue liberarmi di tutto il coltello è metallo e va nel bidone del metallo che seccatura la differenziata ma devo stare attento perché altrimenti arrivano le multe però portano via tutto oggi è lunedì, domani mattina sarà tutto portato via dagli operatori ecologici tutto tutto tutto
Ed ecco che tutto è finito domani qualcuno troverà un corpo forse una lite tra spacciatori e così la paura è cancellata e qualcuno non riderà più così tanto in maniera così eccessiva nessuno penserà a me e ora forse avrò il coraggio di continuare a vivere forse cercherò anche una bad girl o una miss maglietta bagnata o una ragazza impudentemente leggy per fare qualcosa con lei di scivoloso e viscido lasciarmi andare schiumoso umidore dirty dirty, forse – forse…
Però prima devo comprare un altro coltello.

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